Maria Grazia Calandrone
Vita felix
 Immaginavamo navi
 come le stimmate del mare – immaginavamo
 navi
 come steli di fiori marini e vette
 di mare in terra – immaginavamo il rumore
 dell’isola, il mare che batteva come una
 fontana
 alta e la terra era impregnata e dolce
 e senza dolore – e certamente questo
  immaginare
 era tornare
 al paradiso per la strada aperta
 dalle parole e i corpi
 si muovevano tenui e disumani come se
 il mondo dovesse ancora venire.
 Se tu parlavi io vedevo l’isola
 dove i morti chiariscono
 corpi fatti di rami e fili d’erba,
 stanno seduti con il sole in faccia sulla
 piccola costruzione del molo. Falde
 di luce che perfezioniamo.
 Se tu parlavi io vedevo l’isola
 con il giallo sferzante delle ginestre, l’attracco
 silenzioso delle barche, la piazzetta in
 cemento, i cubi bianchi
 dove siedono parallele le nostre figure
 con occhi carichi di sguardo umano
 e gli affetti lasciati nelle case
 come una foce dimenticata.
 Siamo una compagine di vento
 un canneto di carne lapidata
 un fluttuare canoro di risorti
 che perdono
 lacrime
 dall’occhio interno
 perché il vento deve restare vento
 e la cenere cenere fino alla fine del mondo
 perché questo lasciare che accada
 è piú dell’amore, questo dire
 chi deve andare vada.
 Roma, 26 febbraio 2009 
  
 
 Maria Grazia Calandrone
 Sulla bocca di tutti
 Crocetti Editore 2010
 Novità