Nikifòros Vrettakos

Da Il viaggio dell’Arcangelo

(…) Si apriva il mondo ed entrava lo scafo
sotto arcate di fuoco che vaporavano azzurre.
Si allontanava dalla Terra
verso gli spazi celesti e sempre più
la luce guizzava ricca
dalle fiancate fra le sartie e una brezza
più fresca rianimava i marinai:
con frenesia di segnali dai pennoni
salutavano il sole e le stelle.
E così, come fuggono le albe
e arrivano i tramonti, non capiscono,
e neppure quando la luce del giorno si allarga e splende
su tutte le terre intorno, e quando
schizza sulle acque furiose, e quando la notte
senza voce riveste e spoglia
con i suoi astri la terra, un bianco
diluvio di astri, e con il sole che intanto
continuava a divampare nell’universo
– scendevano cercando Troia
e il suo prodigioso sembiante. Placido
il mare scendeva nelle profondità
come fiume di luce che si riversa
nel cielo, e sui flutti anche il veliero
scendeva e si piegava appena
sfiorando la lanugine della bonaccia.
Poggiati sui gomiti i marinai,
gli occhi innocenti rivolti
al cielo, correvano sulle acque; immersi
nel sublime creato che aveva aperto enorme
una crepa sulla superficie della loro anima,
come per il sisma di un’ebbrezza universale.(…)

Traduzione di Gilda Tentorio

Poesia n. 289 Gennaio 2014
Nikifòros Vrettakos. Riplasmare il mondo con versi di luce
a cura di Gilda Tentorio

 

 


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