Stanley Moss

Il fratello perduto

Capii che quell’albero era il fratello perduto
quando seppi ch’era stato abbattuto
a quattromilaottocentosessantadue anni.
Sapevo che avevamo la stessa madre;
la sua morte mi addolorò. Inventai una storia.
Quando vidi la sua foto capii
ch’era un sempreverde, pinus longæva come me
ancora in vita da una prima età
con un certo numero di rami morti,
in luoghi impossibili, altezze
oltre i 10.000 piedi in climi estremi.
I suoi compagni: altre conifere,
il fringuello rosa, lo scricciolo della roccia,
il corvo e le nuvole,
insetti blu e d’argento che si nutrivano l’uno dell’altro.
Qualche anno d’estate gli facevano visita i mufloni –
lo intrattenevano pipistrelli rossi, lepri dalla coda nera,
lucertole cornute, le creature vecchie e giovani che ospitava.
Accanto, alla sua ombra, mentuccia rosa di montagna –
a sud l’angelica bianca.
Sono pronto a vivere quanto lui
(sarebbe piaciuto a nostra madre),
a vivere con le nuvole e con quelli che amo
soffrendo con Dio.
Prima o poi una mezza cartuccia mi abbatterà.

Traduzione di Antonella Francini

Poesia n. 226 Aprile 2008
Stanley Moss
Un metafisico dei nostri tempi
a cura di Antonella Francini
Crocetti Editore 2008


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