Les Murray
Piatto sporco di latta
 Scarna povertà, fradicia povertà,
 coi calzoni laceri al cavallo e al ginocchio.
 Si scalda le mani su cocenti infamie,
 chiama il destino Lui e Loro
 e si delizia con cose dai nomi duri:
 stracci e piedi, cibo e mani –
 non t’ingozzare, che non ce n’è più!
 Fradicia povertà, oscena povertà,
 ronza con spietata fedeltà
 come legno marcio con accenno
 di orifizio,
 umido giornale ficcato nei vuoti
 dell’artifizio,
 e ci disgusta fino alla feroce lealtà.
 Non è mai colpa di quelli che ami:
 la povertà discende dai cieli.
 Lascia che balli su sedie, che sfondi
 la porta,
 sorge da tutto quello che è venuto prima,
 e ogni outsider è il nemico –
 il bastone di Cristo rovesciò tutto questo
 cavalieri e filosofi rimisero tutto a posto.
 Oscena povertà, scarna povertà,
 croste tra le gambe e piaghe tra i capelli
 una finestra fatta d’aria è pulita,
 non l’argento sporco di una manica.
 Bada se ciò faccia bene alla scuola
 e debba andare e desideri andare:
 qualcuno, un giorno, dovrà pagare.
 Raditi con il sapone, corri alla carne,
 stupisci la nazione, governa l’esercito,
 aspetti ancora il giorno in cui sarai
 rispedito
 dove libri o giocattoli sono rifiuti
 sul pavimento
 e nessuno ha il permesso di venire
 a giocare
 perché la tua casa si chiama baracca
 e l’acqua calda sfrigola nel piatto sporco
 di latta.
 Traduzione di Roberto Cogo
 e Graziella Isgrò
 
Poesia n. 200 Dicembre 2005 
 Crocetti Editore 2005