Stephen Dunn
Impostore
 Suona male, tu che fai il marito,
 il padre, tu che fai l’uomo
 che comincia a credere
 al proprio biglietto da visita,
 che si mette l’abito la mattina
 come i cavalieri un tempo l’armatura,
 porti tutto il giorno una pesantezza
 che dapprima ti opprime, ma subito
 comincia a sembrare normale, un peso
 che hai scelto, la tua mascherata.
 Suona male, ma ti sei sforzato
 di impersonare quell’uomo con successo.
 Hai voluto che un gesto diventasse un’abitudine,
 la replica dell’amore una sua definizione,
 sebbene in realtà tu sia stato un impostore
 di un impostore, spesso capace di confezionare
 autenticità quando ne avevi bisogno,
 per osservarne poi gli effetti. Ma considera
 ciò che ti suonava bene – qualcuno
 che cerca onestamente di essere se stesso,
 come se esserlo non potesse essere orrendo,
 tu e la gente che conoscevi:
 porci nella brodaglia, uomini nel travaglio
 di scoprire la gioia della propria malizia.
Traduzione di Patrizio Ceccagnoli
 Poesia n. 293 Maggio 2014
 After Pavese: la "poesia-racconto" di Stephen Dunn
 a cura di Patrizio Ceccagnoli