Ann Cotten

Lunar, irrilevante

Dalla finestra sali nell’aria scura
e leggero tintinna il vetro dietro il tuo braccio,
freddo il profumo si muove attorno a quanto
cerchi
come puro pensiero epidermico. Alla tua
mano già

è riuscita la fuga senza di te, il tuo cervello
è assorto
e non sa decidersi se è tuo o mio.
Dovesse essere tuo, dovrebbe pensarmi.
In quanto mio mi apostrofa col tu, tanto
generale

è il suo calore. Tenace, piccolo e idiota
si aggrappa cosciente alla luna, così lucida e
biancastra come una tua immagine vista
da dietro;

e col timore che possa sparire,
riceve assonnato aperto queste brevi notti;
la finestra riflette il vetro attenta e muta.

Polvere si posa sul davanzale, e i miei gomiti
spengono piccoli cerchi sul metallo.
Tre metri oltre inizia l’universo, rigido abbasso
là il ginocchio col pensiero a te piegato:

lunar lunar lunar lunar lunar
in questo apogeo andare in cielo
in questa volata sul prato trovare dolce
naufragio, atterrare rompere infrangere

A che serve?
Ché il tuo grugno è banale;
se la mia malinconia non fosse sì cupamente
liquida,
non starei qui nelle notti di luce lunare

a cercare di limare a satellite per una fase
il tuo quarto di volto ottenebrato.
Ma dov’è poi?
Quel muto ed incolore fanale.

Traduzione di Gio Batta Bucciol

Poesia n. 237 Aprile 2009
Ann Cotten. Versificare dispari
a cura di Gio Batta Bucciol


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