Hulda

Se tu fossi un vichingo Se tu fossi un vichingo
ti seguirei;
ti seguirei fino a remote spiagge
dove tu cerchi la fama.
Libera come la brezza marina mi librerei
sulle onde frizzanti,
per vedere arti e gesta
in terre lontane. Quando alte le onde si alzano
e le procelle infuriano
alle tue forti braccia
nella tempesta mi appoggerei.
Avremo l’animo lieto
quando un drago d’oro vestito
l’oceano sul petto gonfio di flutti
solleva da valli oltremarine. Se tu fossi un vichingo
ti seguirei;
al tuo fianco nel pericolo
resterei, dea di fortuna;
il tuo animo spronerei a grandi cose
e amerei i tuoi gesti,
un mio capello al tuo arco legherei,
se la corda fosse rotta. Se tu fossi un vichingo,
ti seguirei;
ogni ferita curerei con amore
e veglierei su di te;
veglierei, finché le piaghe ti danno dolore
e reciterei canti d’amore,
porterei il bastone della poesia
con tempra d’oro. Se tu fossi un vichingo,
ti seguirei;
con te all’estrema battaglia
partirei armata,
combatterei finché la vita finisce –
sui raggi di sole nell’estremo viaggio
con te come dea vincente volerei
da Saga e da Bragi. Traduzione di Silvia Cosimini
Poesia n. 136 Febbraio 2000
Otto poeti islandesi del Novecento
a cura di Silvia Cosimini

 

 

 

 


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