Ghiannis Ritsos
da Delfi
[…] Ma a cosa serve tutto questo?
 A volte queste colonne, nel sulfureo chiaro di luna, somigliano
 ai denti rotti di un dio gigantesco, e le gradinate del teatro
 sono come le mascelle nude di giganti morti,
 mascelle nude, calme e indifferenti
 senza ormai piú l’avvilente necessità
 del cibo, del bacio, del grido, senza piú
 l’umiliazione della sconfitta, l’alterigia della vittoria, solo
 con l’immobile e impersonale vittoria della nudità.
 A cosa serve dunque tutto questo? – commenti, ripetizioni,
 interpretazioni, traduzioni, reviviscenze, imitazioni?
 Questo pomeriggio ho notato
 sui marmi del teatro antico eretti
 i nostri scenari contemporanei, dappoco, di cartapesta
 e iuta verniciate,
 nella luce del giorno che smoriva; – colonne di cartapesta,
 fiaccole di cartapesta per una rappresentazione di Eschilo
 o di Euripide, – non ci ho fatto caso;
 finiva lo spettacolo; gli spettatori applaudivano,
 schiamazzavano,
 si accalcavano già verso l’uscita, compravano ceci
 abbrustoliti
 mentre il tramonto tingeva di rosa le ombre e i marmi.
 Pure, su tutto il trambusto e la confusione, sulle traduzioni,
 diresti che rimane integro e inalterato il grido silenzioso
 dell’Intraducibile,
 grido inudibile, profondo, imperioso, lontano, estraneo,
 eppure nostro; – grido che ti rinnova
 il desiderio di tradurlo; e scopri già
 una dolce affinità tra la luce della sera e i marmi,
 tra le povere colonne di cartapesta e il tempio di Apollo,
 tra le maschere antiche, i coturni, gli scettri
 e questi bastoni dei contadini
 e i fazzoletti neri delle madri […]. 
Traduzione di Nicola Crocetti
 Ghiannis Ritsos
 Delfi. La sonata al chiaro di luna
 traduzione e cura di Nicola Crocetti
 introduzione di Moni Ovadia
 Crocetti Editore 2012