poesia11
  • Pagine: 128
  • Prezzo: € 14,00
  • ISBN: 9788883063107
  • Data Uscita: 13/01/2022

Raul Schrott – L’arte di non credere a nulla
A.E. Stallings
Diego Valeri
William Shakespeare
Raffaello Baldini
Francisco Brines

Sommario

Raoul Schrott, L’arte di non credere a nulla - a cura di Federico Italiano

A.E. Stallings, Gli dèi camminano tra noi - a cura di Carla Buranello

1900-1914. La giovinezza della poesia in Italia: Diego Valeri (1887-1976) - a cura di Silvio Ramat

William Shakespeare, I sonetti matrimoniali - di Viola Papetti e Massimiliano Palmese

Raffaello Baldini, La matassa dello straniato e dell’interrogante - di Daniele Piccini

I poeti di trent’anni: Andrea Donaera, Esercizi di necromanzia –a cura di Milo De Angelis

La poesia elegiaca ed esistenzialedi Francisco Brines, Premio Cervantes 2020 - a cura di Gabriele Morelli

Yin Xiaoyuan, Serie di scienze atmosferiche - a cura di Fabio Scotto

Egana Džabbarova, Su di me donna non russa - a cura di Paolo Galvagni

Francesca Ricchi, Il bagliore e la notte - di Arnaldo Colasanti

Estratto

Raoul Schrott, L’arte di non credere a nulla, a cura di Federico Italiano

Raoul Schrott è una delle più folgoranti figure della letteratura contemporanea di lingua tedesca. Nato a Landeck, in Tirolo, nel 1964, cresciuto a Tunisi e a Zurigo, dove il padre era stazionato come delegato austriaco per il commercio estero, è poeta, romanziere, traduttore, critico e libero docente (Privatdozent) in Letterature comparate.

Erudito e carismatico, Schrott si è presto guadagnato il titolo di poeta ductus, non tanto per le sue qualifiche accademiche, quanto per quell’inestinguibile curiosità intellettuale che anima ogni sua opera e per la sua incelata passione per la lingua, per i mondi che essa escogita, architetta, svela o nasconde. Più esploratore che teorico, Schrott si è spinto in regioni poco battute dagli scrittori contemporanei, traducendo testi antichi, come Gilgamesh e l’Iliade, discettando di fisica quantistica, curando una raccolta di poesia erotica egiziana, scrivendo resoconti di viaggio, riflessioni sul deserto, saggi sul dadaismo e sulla sacralità, e un trattato sul rapporto tra poesia e neurologia, Gehirn und Gedicht (Cervello e Poesia, 2011). Nel 2016, Schrott ha pubblicato il poema Erste Erde (Prima Terra), forse il suo capolavoro, un epos vastissimo e potente sull’origine del mondo, su quanto ci sia dato sapere di questa storia ancora velata di mistero e quali effetti abbia questo sapere immenso ma parziale sulle nostre esistenze.

Non sorprende, dunque, che Raoul Schrott collochi la genesi della sua ultima raccolta di poesie, da cui sono tratti i testi qui tradotti, nella cornice narrativa del “manoscritto ritrovato”, dentro un’avventura intellettuale, che si dipana tra cataloghi bibliotecari, mosaici ravennati e disquisizioni filologiche. Nell’introduzione al volume, Die Kunst an nichts zu glauben (L’arte di non credere a nulla, 2015), l’autore dichiara di essersi imbattuto, durante una visita alla biblioteca Classense di Ravenna, in un raro manoscritto: Il manuale dell’esistenza transitoria, la traduzione italiana di un testo latino attribuito a un certo Matteo Cnuzen di Pomposa. Questi, ci dice Schrott, altri non sarebbe che Matthias Knutzen, clerico ed erudito tedesco, nato in Frisia nel 1646 e morto, non si sa quando, dopo il 1674, famoso soprattutto per essere stato il primo ateo dichiarato dell’Europa moderna.

Di quest’opera (fittizia), Schrott traduce, o meglio, pseudo-traduce in tedesco alcuni passi che egli pone come glosse o digressioni al lato delle poesie.

[…] Ogni poesia della raccolta è dedicata a una professione, a una tipologia d’esistenza transitoria […] o a un aspetto del divenire. Ogni testo è l’espressione di un destino individuale, di un soggetto, nel momento in cui, riconoscendo la propria finitezza e provvisorietà, intravede qualcosa di più grande e inafferrabile.

In questo modo, il poeta sviluppa una forma di misticismo ateo e malinconico, che riscatta la precarietà dell’esistenza non in funzione di una gloria futura, ma attraverso la feroce bellezza del momento, lo sfavillio di un istante […]

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