Jaime Sabines

Lento amaro animale
che sono, che sono stato,
amaro per il grumo di polvere, per l’acqua, il vento
che nella prima generazione dell’uomo chiedevo a Dio.

Amaro come quei minerali amari
che nelle notti di perfetta solitudine
– maledetta e rovinosa solitudine
senza eguali –
s’apprendono alla gola
e, croste di silenzio,
soffocano, uccidono, resuscitano.

Amaro come quella voce amara
prenatale, pre-sostanziale, che proferì
il nostro verbo, che percorse il nostro cammino,
che morì la nostra morte,
e che in ogni momento sveliamo.

Amaro da dentro,
da ciò che non sono,
– la mia pelle come la mia lingua –
dal primo essere vivente,
annunciazione e profezia.

Lento da tanti secoli,
remoto – non c’è nulla dapprima –,
distante, lontano, ignoto.

Lento, amaro animale
che sono, che sono stato.

Traduzione di Angela Saliani

Poesia n. 315 Maggio 2016
Jaime Sabines. Provocazione e scetticismo
a cura di Angela Saliani e Carmen Aléman Bay

 

 

 

 


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