Ida Vallerugo

Colloquio

Non guardo Meduno nel sonno
tua giacca, prato, per te mio luogo,

o se preme un possibile giorno

come dirti? È un sentirsi allontanare
tornare nelle cose e qui sulla porta dire ci precediamo
così tanto noi che ci aspettiamo oltre ogni notte,
ogni oscuramento, se qui la tua luce è accesa
se stringi il senso tuo della vita.
Essere sguardo. Non sentire.
Tutto il mio buio occupi tu ora.
Alzi piano la testa, per me tu la sollevi
qui e nell’antitempo la sollevi, la tortora non la piega
più sul petto. Tu che sei qui e sei universo
e sei solo rimpianto, padre, anche del dolore.
Essere nessuno ma a questa porta. E solo quando la vita
si fa stupore. Questa mia povertà
che ti allontana, perché non vedo il salto?
Ti guardi in me, specchio che non si deforma,
possibilità di un altro giorno
e mi trema negli occhi il mondo.
È qui, e non senza di noi, il giorno.

Ida Vallerugo
Stanza di confine
a cura di Anna De Simone
introduzione di Pierluigi Cappello
Crocetti Editore 2013

Novità
A ottobre in libreria

 


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