Roberto Mussapi

Dal ciclo di Itaca

Fu un lungo viaggio, aggrappato a una zattera,
disdratato su una riva, naufrago,
ferito dal sale lancinante del mare
con i compagni che cadevano, uno a uno,
chi divorato dal ciclope chi affogato,
chi morto insepolto e ancora vagante.
Ricordo i falsi sogni e gli incanti
e l’isola dei mangiatori di loto,
il fiore che toglie memoria di te e del mondo,
oh, come avrei voluto pascermi e obliare
l’oceano e il ritorno impossibile,
svaporare in rugiada, svanire per sempre…
Ma ho saputo resistere e vivere nel suo nome,
lei, povera piccola isola bianca nell’arcipelago,
nella bonaccia mi tenne in vita, Itaca.
E ascolta, amico, tutti celebrano
le mie imprese contro i ciclopi, e i prodigi
e gli incanti di Circe e di Calipso,
e come fuggii a quelle voci ammalianti,
o gli esseri favolosi incontrati nel viaggio
e l’isola dei Feaci dove regnava il sorriso
e le navi scivolavano nell’acqua senza spinta,
ma il prodigio, il prodigio fu un altro.
E fu semplice resistere alle Sirene,
farmi legare all’albero, vincere
le voci dell’abisso e la chiamata dal nulla,
mentre sul ponte piangevo la mia vita mortale
e con le labbra bevevo le mie lacrime
e a poco a poco il canto svanì, sconfitto,
e mi apparve, sulla spuma del mare,
soffiata dalla dea pietosa che mi protegge,
il volto di Penelope, e la riva di Itaca.

Ascoltami, amico, fu quello il prodigio,
resistere al nulla, credere al ritorno.

Roberto Mussapi
La stoffa dell’ombra e delle cose
Arnoldo Mondadori Editore 2007


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