Cristina Sparagana

Risveglio

L’ora più buia è quella del mattino,
fase di mutili grovigli e nodo
di pensieri recisi.

Abbiamo dato chiusa sepoltura
ai nostri brevi cani e ai nostri morti
e la porpora viva del rimorso
sanguina in tenue cecità. La notte
spegne candele di cipressi, sale
in taciuti riflessi e fiamme grevi.

L’occhio disegna un’esile equazione
fra litania e squillo di tromba.
È tempo
di scuoiare il rifugio della mano
come corteccia impoverita e siamo
genuflessi al miracolo del sole.

Funerario è lo stelo che congiunge
gli emisferi dell’ombra e del digiuno
in meridiani panici. Sorgiamo
all’esatta cadenza del dolore.

   


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