Cristina Sparagana

Il sogno della croce

Nato sei tu tra falchi pellegrini
e morto a un tempo. Sei
nottola e vuoto,
persuasione, legno,
solco di talpa su ghiacciaio, croce
e scongiuro di silenzio, labbro
di custode pietoso. Terra al piede
e alla tomba, agile fischio
sul cappuccio invisibile del tempo,
sul sole tetro, sulle gonne e il vento
dei manichini tesi al muschio e al punto
della parola rossa di sigilli.

Sulla porta ti frangi doloroso
come scempio di passeri e di mani
e i falconieri seguono il tuo grido,
i falconieri, trampoli d’avorio
piume sul guanto e bronzo sotto il viso,
scivolando al nitrito, dondolando
fra tallone e battaglio melodioso,
oh, grande fragola dei morti, nodo
di guanciale reciso.

   


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