Archibald Randolph Ammons

Un angelo storpio

Un angelo storpio ricurvo in una falce di dolore
piangeva in un lotto vuoto
Passando mi fermai
divertito dell’addolorarsi dell’immortalità
e dissi
Dev’essere sublime Il fumo usciva dalle orecchie dell’angelo
gli assali
di lente ruote del dolore
e sotto le palpebre bianche
si gonfiavano lacrime di luce violacea
Osservando l’agonia diffondersi in
un lutto informe
interposi un’arpa
L’atmosfera se ne appropriò entusiasta e l’angelo
pregando per le cose del tempo
lasciò cadere le dita e bruciò
le corde liriche causando meraviglia

Il dolore risuonò come un oceano si sollevò
in abiti splendenti
e il fuoco
erompendo sugli arti salendo
s’appiccò alle ali divaricate
in un turbine di ascesa Presi un arco e tirai trafiggendo
l’angelo a mezz’aria
tutto un miracolo di fuoco sospeso
alle travi del cielo Traduzione di Paola Loreto

Poesia n. 277 Dicembre 2012
Archibald Randolph Ammons. L’angelo storpio
a cura di Paola Loreto

 

 

 

 


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