Ghiannis Ritsos

Lo spazio del poeta

La scrivania nera intagliata, i due candelabri
d’argento,
la sua pipa rossa. Siede, quasi invisibile,
sulla poltrona,
avendo sempre alle spalle la finestra. Da dietro
gli occhiali,
enormi e circospetti, scruta il suo interlocutore,
nella luce profusa, lui, nascosto tra le sue parole,
nella storia, in volti suoi, lontani, invulnerabili,
catturando l’attenzione altrui con gli esili riflessi
di uno zaffiro che porta al dito, e sempre pronto
assapora le loro espressioni, quando gli sciocchi
adolescenti
si umettano le labbra con la lingua per l’ammirazione.
E lui
scaltro, insaziabile, sensuale, il grande irreprensibile,
incerto tra il sì e il no, tra il desiderio e il pentimento,
come una bilancia in mano al dio oscilla tutt’intero,
mentre la luce della finestra posa dietro il suo capo
un’aureola di assoluzione e santità.
“Se perdono non è la poesia – mormorò tra sé –
non aspettiamoci altra misericordia, allora”.

Traduzione di Nicola Crocetti

Poeti greci del Novecento
a cura di Nicola Crocetti
e Filippomaria Pontani
Arnoldo Mondadori Editore 2010

 


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