Juan Rodolfo Wilcock

Ti sei costruito con molte parole Ti sei costruito con molte parole,
dapprima bocca, buba, nanna, io,
e già eri golem col verbo tra le labbra,
poi mano, fame, dammi, luce, pianto,
l’elenco semplice delle sensazioni,
categorie fanciulle e facoltà,
stati d’animo, avverbi e congiunzioni
per coordinare le parti nascenti
dell’io che cresceva rapinoso.
Nel frattempo imparavi senza orrore
la nomenclatura del mondo esterno,
e uscito dal suo primo nome, madre,
ti sistemavi in quel vocabolario
come in una disgrazia incalcolabile
che alla follia sembra divertente;
finché scoprivi il nome della morte,
da applicare a scomparse di altri nomi,
ma in nessun modo da applicare al tuo.
Alla fine sapevi tutti i vocaboli,
che il loro insieme si chiamava vita,
e che nel centro si metteva il sesso
per collegare il gruppo di parole
che erano te con quello che era il mondo.
Ma queste costruzioni e collegamenti
non possono durare sempre, crollano;
né consente la logica che cinque parole,
“un animale che sa parlare”,
reggano a lungo un simile edificio.

Poesia n. 91 Gennaio 1996
Juan Rodolfo Wilcock. La morte e le parole dell’amore
a cura di Anna Mioni

 

 

 

 


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