Cristina Sparagana

Ritratto

Chi ti conobbe solo, tra i sepolcri
col tuo grande cappello di zanzare
e la mano di raffica, la morte
da te uccisa. Chi disse:
la tartaruga non è ancor annegata
tra le lance del pettine, ma vibra
come un esile treno per bambini
seppellendo orologi, albi, lunari,
primi piani di zinco sulle croci.
Chi vide l’angelo gridare e subito
simile a un arco tendersi la cetra
e scoccare colombe rosso fuoco,
sa che il buio tracciò sulla tua bocca
la tazza vuota del sorriso. Sa
che sei il tempo: l’albero spezzato,
l’usignolo e la scure, l’arco immenso
dove la notte intirizzisce. Tutto
sa di te chi trascorre sul tuo riso,
verticalmente vivo, tra le pietre.

Inedito


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