Iosif Brodskij Quasi un’elegia Un tempo anch’io aspettavo che cessasse
la pioggia fredda, sotto il colonnato della Borsa.
E immaginavo che fosse un dono di Dio.
Non mi sbagliavo, forse.
                               Un giorno anch’io
sono stato felice. Prigioniero
degli angeli vivevo. Andavo a caccia di vampiri.
Una donna bellissima di corsa
scendeva la scalinata. Io l’attendevo al varco,
come Giacobbe, nel portone.
                                  Chissà dove
tutto questo è svanito, se n’è andato. Tuttavia
guardo dalla finestra e scrivo “dove”
senza mettere l’interrogativo.
È settembre. Di fronte a me c’è un parco.
Lontano un tuono mi occlude gli orecchi.
Nel fitto del fogliame le pere mature
pendono come testicoli. Oggi
l’udito della mente sonnacchiosa
lascia passare solo l’acquazzone,
come il pitocco che accoglie in cucina
i parenti lontani:
non più rumore, non ancora musica. Autunno 1968 Traduzione di Giovanni Buttafava

Poesia n. 93 marzo 1996.
Omaggio a Iosif Brodskij

 


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